Una storia di corde e legno in armonia
con il Mare
Protende verso il mare, lo sorveglia, come un guardiano silenzioso conservando le storie delle famiglie dei pescatori della zona che utilizzavano queste “macchine da pesca”.
“Una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale. Proteso dagli scogli, simile a un mostro in agguato, con i suoi cento arti il Trabocco aveva un aspetto formidabile” (Gabriele d’Annunzio, Il trionfo della morte, 1894).
Una storia di corde e legno
in armonia
con il Mare
Protende verso il mare, lo sorveglia, come un guardiano silenzioso conservando le storie delle famiglie dei pescatori della zona che utilizzavano queste “macchine da pesca”.
“Una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale. Proteso dagli scogli, simile a un mostro in agguato, con i suoi cento arti il Trabocco aveva un aspetto formidabile” (Gabriele d’Annunzio, Il trionfo della morte, 1894).
“…Cosa ci dicono infine questi trabocchi sorpresi nel loro lirico incanto? Che l’opera umana è sempre macchinosa e fragile, basta un soffio per distruggerla. Ma proprio la sua fragilità è anche la ragione della sua resistenza: un poco sopra le onde, un poco sotto le nuvole, la “grande macchina pescatoria” sta a simbolizzare la patetica eppure grandiosa capacità dell’essere umano di credere nel futuro nonostante l’amarezza e la piccolezza del suo destino”.
Dacia Maraini